Disfunzione Erettile: un problema di coppia?
La Disfunzione Erettile è un disagio molto comune, che influenza in vario modo la quotidianità delle persone che presentano tali problematiche; infatti agisce negativamente sulle relazioni sociali e, in generale, sulla qualità della vita provocando depressione, ansia e perdita di autostima.
Quello che accade maggiormente, quando si soffre di tale problematica è il rivolgere costantemente il pensiero sul problema. Diventa un circolo vizioso e senza saperlo si rischia di peggiorare maggiormente la situazione.
Tale disturbo, si può manifestare in giovani alle prime esperienze sessuali, in coppie collaudate che da sempre hanno convissuto con questa difficoltà e che hanno mantenuto nel tempo un’attività sessuale di tipo non coitale, in coppie che si trovano improvvisamente di fronte a questa difficoltà e che non sapendo come affrontarla si trovano a ripetere un copione sessuale fallimentare che porta a frustrazione e rabbia, in coppie anziane, in uomini che si trovano a vivere una relazione nuova dopo la fine di un matrimonio o di una convivenza….quindi come si può leggere, le situazioni che possono coinvolgere delle mancanze o perdite d’erezione sono molteplici.
Escludendo la causa organica, che vorrei sottolineare è di assoluta competenza andrologica per l’uomo e ginecologica per la donna, vorrei soffermami sull’impotenza che si presenta in coppie che dopo molto tempo passato insieme, si trovano a dover affrontare questo problema.
Introdurrei quindi un concetto molto importante: nel momento in cui parliamo di Disfunzione Erettile è utile non ridurre la difficoltà di prestazione, di inibizione ad un semplice problema individuale di ordine sessuale ma ad un problema di coppia. Infatti l’ansia di prestazione, in particolare se accresciuta dalla pressione della partner, è spesso la causa immediata dell’impotenza, semplicemente perché è fisiologicamente impossibile per un uomo mantenere l’erezione quando, a causa dell’ansia, il suo organismo produce noradrenalina (un ormone) in quantità eccessiva.
Una storia nasce per tante ragioni, ad esempio, perché, i membri della coppia si piacciono e pensano di poter stare bene insieme, o, perché entrambi hanno una bassa autostima e quindi si riconoscono, perché entrambi hanno paura di stare soli, oppure perché si cerca qualcuno che si prenda cura di noi o qualcuno di cui prendersi cura.
Certamente, chi ha bisogno di continua accettazione, cercherà colui che ascolta e accetta totalmente l’altro , creando senza saperlo, una dipendenza.
Dopo una fase iniziale di grandi amori e coinvolgimenti, in cui sembra che si sia guidati dall’intenso desiderio di un’unione intima, dimenticando i personali desideri individuali, le debolezze profonde , cominciano a manifestarsi con tutta la loro forza.
Ci si accorge che il nostro movimento è bloccato dalla posizione egualmente contrapposta dell’altro.
Sempre più spesso l’altro rappresenta qualcuno a cui appoggiarsi, qualcuno a cui si chiede protezione e sicurezza, comprensione incondizionata. L’altro dovrebbe tranquillizzarci e non compiere azioni che ci rendano insicuri.
Ma la cosa più evidente che accade nella maggior parte delle coppie, è quando uno dei partner cerca di cambiare l’altro in quello che lui/lei pensa che debba essere. In questo caso l’altro non viene più vissuto come qualcosa di speciale, qualcosa di diverso da se che può aiutarci a crescere.
Quello che in realtà succede con il tempo, è una grande fusione emotiva, cioè un unione senza individualità. Attraverso questa fusione ci sentiamo più sicuri, ma temiamo il disaccordo dell’altro.
Siamo spinti, da qualcosa che dà l’impressione che desideriamo intensamente: l’intimità, ma in realtà noi cerchiamo qualcos’altro: vogliamo qualcuno che ci faccia sentire accettati e apprezzati. In realtà questa non è la vera intimità. Abbiamo distorto ciò che è l’intimità, che sensazione dà, quanto realmente la desideriamo e il modo migliore per ottenerla. Ma perché accade questo?
Il motivo è molto semplice: la vera intimità ci spaventa, ci porta ad entrare in territori fino ad allora sconosciuti, ci porta a toccare le nostre insicurezze e le nostre paure che in modo ingegnoso cerchiamo di coprire dando la responsabilità al nostro/a partner.
Continuiamo a stare accanto all’altro/a, il corpo è vicino ma la mente è distante. Riportiamo in gioco le esperienze del passato dimenticandoci di vivere nel presente (questo non significa che la nostra infanzia e i nostri rapporti con i genitori non hanno nessuna importanza, ma che si possono utilizzare nel presente per migliorare la propria relazione di coppia).
Man mano che il tempo passa le coppie sono sempre più invischiate, fuse così tanto che l’altro ci opprime o scappa continuamente. Abbiamo eliminato con il tempo quegli aspetti che alimentavano le nostre spinte interne all’autonomia e alla libertà.
Cosa più importante è che domandiamo stabilità ad un rapporto importante e quando la otteniamo, ci lamentiamo che le cose sono sempre le stesse. Si comincia a litigare sempre più spesso, non ci si accontenta più dei desideri di 3/5/7/9 anni prima. I conflitti diventano sempre più forti ed ognuno dei partner cerca di mantenere la propria posizione incolpando l’altro del non funzionamento della loro relazione.
A quel punto lo stimolo viene a perdersi, il desiderio viene a cadere, l’erezione non persiste!
In questo caso, infatti, l’erezione è semplicemente un sintomo di un sistema molto più complesso del sistema uomo: il sistema coppia. La tensione si fa sentire e soprattutto nei momenti in cui avviene il rapporto sessuale l’ansia prende il sopravvento soprattutto nell’uomo.
Si cerca di uscirne fuori e le alternative sono diverse. La maggior parte delle volte sono le donne che pongono un out-out al loro compagno affinché faccia qualcosa “ almeno per quanto riguarda la sfera sessuale”.
Allora si ricorre ad uno specialista nel cercare di risolvere almeno questa difficoltà. Gli altri problemi possono essere coperti cercando di non affrontarli ma la mancanza di erezione come si affronta?
La prescrizione della “pillola miracolosa” sembra la soluzione ideale. Dopo un periodo nero finalmente si rifarà sesso!! Tuttavia le persone scoprono che il farmaco a volte funziona ma a volte no!!! Eh si, a volte il livello d’ansia è talmente alto che nemmeno il farmaco può fare qualcosa! Il conflitto con la partner è troppo profondo per pensare di risolverlo con una “pillolina”.
Come detto in precedenza, in queste situazioni, l’impotenza non è più solo responsabilità dell’uomo (per cui la donna chiede al suo compagno di prendere lui l’appuntamento con il sessuologo altrimenti se ne và) ma diventa un problema di coppia.
Certo, la disfunzione sessuale, a quel punto ci indica diverse strade: o rottura o accettazione passiva della situazione oppure utilizzare il sintomo come l’inizio di un processo di crescita personale e quindi di coppia.
Cosa intendo per crescita personale?
Questo tipo di situazione porta la coppia con il tempo in una situazione d’invischiamento facendo perdere ai partner la propria individualità.
Una delle soluzione che viene proposta da David Schnarch è quella di creare una individualità ed una relazionalità che possano essere espresse in modo equilibrato e sano creando nella coppia una relazione significativa che non si deteriora in una fusione emotiva.
In una fusione emotiva le persone sono controllate dalle loro unioni, esse hanno perso l’abilità di dirigere se stesse e si confondono con quello che sentono le persone intorno a loro.
È quindi necessario a questo punto ritrovare il proprio Sé stando in contatto con l’altra persona senza esserne divorati. Essere uniti mantenendo la propria individualità. Restare se stessi mentre si è vicino alle persone importanti per noi. Ad esempio , in una situazione ansiogena del partner, è importante calmarsi, non lasciare che l’ansia ci trascini con sé e non diventare iperattivi.
Oppure sarebbe importante non stare lì a lamentarsi continuamente di quello che il nostro partner è o non è.
Questo ci porta a quella che Schnarch chiama “differenziazione” in cui si può essere d’accordo con il partner senza sentirsi come se si stesse “perdendo se stesso/a” o si può essere in disaccordo senza sentirsi alienati e amareggiati. Si può essere in disaccordo con loro, e ancora “sapere chi sono”.
Il contatto con il corpo deve diventare una strada per incontrare l’altro e non un semplice esercizio. Presi dai rancori verso il partner come possiamo mostrare il nostro affetto? Il corpo può diventare una possibilità per conoscere meglio il mondo del mio/a lui/e. L’abbraccio può diventare un nutrimento che permette ad ognuno di noi di confrontarci prima con noi stessi e con le nostre difficoltà e poi con l’altro. E come scrive lo stesso Schnarch, stare abbracciati fino a rilassarci può essere una nuova via per ricominciare una nuova avventura con il nostro partner.